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Il vuoto di Trayma, un progetto artistico
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Dettaglio dell'opera "Il vuoto di Trayma" | ph. Esserelle
Un’installazione che raffigura una figura femminile sospesa circondata da cinque pietre smaltate di rosso, a simboleggiare il trauma collettivo del femminicidio. È così che Caterina Roppo, artista multidisciplinare vincitrice del Premio Speciale Incalmi per Arte Laguna Prize, ha deciso di sintetizzare il percorso di ricerca che abbiamo condiviso nell’ultimo anno, mettendo per la prima volta la nostra cultura artigianale al servizio dell’arte.

Tutto ha inizio da Trayma, un’opera concettuale cui Caterina Roppo lavora da tempo e che ha declinato in diverse forme espressive – dalla fotografia alla performance, all’installazione. «L’idea ha preso forma velocemente», racconta l’artista nel diario di lavorazione, ricordando il primo incontro con Incalmi. «Abbiamo deciso di intrecciare quella tecnica [lo smalto a fuoco su rame, N.d.R.] con la mia ricerca, di presentare qualcosa che parlasse non solo di estetica, ma di essenza. Ho proposto una serie in cui il DNA diventa il simbolo delle nostre radici profonde: quei filamenti che scorrono nel corpo, unici, irripetibili, ma anche figli di una lunga storia fatta di esperienze, traumi, e trasformazioni».
ph Eller Studio – Serena Eller
Dapprima la ricerca si concentra sulla pietra. «La pietra, con le sue rotture e le sue imperfezioni, simboleggia la complessità e la diversità dell’esperienza umana», scrive Roppo. «Ogni rottura può rappresentare un’esperienza individuale, un momento di difficoltà o di sofferenza, ma insieme formano un tessuto unico e ricco di significato. Enfatizzare queste rotture potrebbe aiutare sia me che Incalmi a inviare un messaggio che risuoni nel tempo?» Ma è l’introduzione del tessuto Trayma, un tessuto creato dall’artista e caratterizzato da lacerazioni e cicatrici, che apre a una vera sperimentazione materica. «La cessione di materia tra tessuto e smalto è potente: lo smalto ha assunto la forma della pietra e del tessuto, divenendo un nuovo materiale», annota Roppo, la cui esplorazione della materia va di pari passo con i ragionamenti sul tema della trasmissione del trauma. «Patrizia condivide con me le prime immagini del rame spruzzato su pietra e tessuto. Lei è entusiasta, io folgorata. In questo momento comprendiamo di aver creato qualcosa di unico: una materia che racconta storie organiche, intrecciando rinascita e memoria. Arrivo da Incalmi a Venezia, immersa nelle mie riflessioni».
Alcune fasi della progettazione | ph Eller Studio - Serena Eller
Man mano che la sperimentazione procede, Caterina Roppo mette a fuoco più precisamente il messaggio, che fin dall’inizio ruota attorno al tema dell’epigenetica, cioè della capacità dei geni di conservare memoria del trauma. «Nel femminicidio, il trauma non si ferma alla vittima, ma si radica, estendendosi come un’ombra sugli eredi genetici. Questa trasmissione epigenetica è come il rame che copre il vuoto: invece di celare la ferita, la mette in risalto, rendendola visibile e ineludibile, un costante ricordo della violenza subita. […] Ricordo la mia prima scultura tessile presentata a Istanbul, ispirata alla forma di un abito, e questa intuizione mi guida ora a creare un’opera che intrecci tessuto, rame e smalto. Non è solo una scultura, ma un abito scultura che diventa simbolo di memorie e corpi assenti, un dialogo tra spazio, materia e il vuoto che lascia tracce indelebili».
Dettagli delle lavorazioni | ph Esserelle
Il vuoto di Trayma è un'opera d'arte celebrativa della memoria e della capacità di guarigione. Al centro dell’installazione si erge un vestito, sospeso nel vuoto, che rappresenta le vite interrotte e le storie incompiute delle vittime, una presenza silenziosa e potente. Attorno al vestito cinque pietre, provenienti da una cava in Puglia, terra d’origine di Caterina Roppo, simboleggiano il peso dell'eredità e le figure legate alla famiglia. Ogni pietra, abbracciata da sculture in rame smaltato di rosso, rappresenta la possibilità di resilienza e trasformazione. Simboli di solidità e memoria, le pietre si trasformano in tele dove si dipingono narrazioni ed emozioni, attraverso le cromie potenti e decise dello smalto che, applicato sul rame, diventa il segno tangibile della trasformazione e della rinascita. Il rame copre e svela allo stesso tempo, rendendo visibili le tracce profonde del vissuto.
"Il vuoto di Trayma", Arte Laguna Prize 2024 | ph Esserelle


Il vuoto di Trayma è stato esposto per la prima volta in occasione di Arte Laguna Prize, dal 17 novembre all'8 dicembre 2024 presso l’Arsenale di Venezia, ma nelle intenzioni dell’artista e di Incalmi il suo viaggio è solo all’inizio.

L’obiettivo è infatti trasformare l’installazione in un’opera itinerante in dialogo con le istituzioni, nella convinzione che una delle più forti spinte al cambiamento possa venire dall’educazione sentimentale delle giovani generazioni.


* I passi di Caterina Roppo citati sono estratti dal Diario d’artista che accompagna l’installazione.